Agriturismo Penisola Sorrentina

Castellammare di Stabia

Casa Scola dista solo 4 Km dalla città di Castellammare di Stabia che può essere raggiunta in auto  o con gli autobus della Sita Sud (sitasudtrasporti.it). Dalle stazioni della circumvesuviana di Castellammare di Stabia (linea Napoli-Sorrento fermate di Castellammare di Stabia e/o Via Nocera Circumvesuviana) è possibile raggiungere Sorrento e gli altri comuni della Penisola Sorrentina, Pompei, Torre Annunziata (Oplonti), Ercolano e Napoli (Stazione Napoli Centrale delle Ferrovie dello Stato). Dal porto di Castellammare di Stabia partono i traghetti e gli Aliscafi per l’isola di Capri (Capri).
 
Storia : Castellammare di Stabia è situata nella parte sud della città metropolitana di Napoli, nel territorio compreso tra la fine della zona vesuviana e l’inizio della penisola sorrentina. La città sorge in una piana di natura alluvionale-vulcanica, in una conca del golfo di Napoli, protetta a sud dalla catena dei monti Lattari, mentre verso oriente si perde nelle campagne attraversate dal fiume Sarno, il quale sfocia nel mare di Castellammare di Stabia. Proprio questi elementi naturali segnano il confine con le città limitrofe: il fiume Sarno infatti divide la città stabiese da Torre Annunziata e Pompei a nord, il monte Faito da Vico Equense e Pimonte a sud. Ad est la città confina con Sant’Antonio Abate e con Santa Maria la Carità, mentre la zona ovest risulta essere la fascia costiera.
Castellammare di StabiaLe origini di Castellammare di Stabia si perdono nella notte dei tempi e sono ancora incerte, anche se alcuni ritrovamenti documentano che la zona era già abitata a partire dall’VIII secolo a.C. Data la sua favorevole posizione sul mare, in una zona ricca di acque e con pianure fertili di origine vulcanica, i primi insediamenti si andarono sviluppando in quella che oggi è conosciuta come la collina di Varano, all’epoca uno sperone a picco sul mare poiché la piana dove oggi si sorge l’attuale città era ancora in parte sommersa dal mare e la sottile linea costiera esistente era esposta alle incursioni nemiche. Diverse sono state le dominazioni come quella dei sanniti seguite poi dagli Etruschi e dai Greci: il nome di questo insediamento era Stabiae.
Stabiae venne conquistata da Roma nel 340 a.C. e fu durante il periodo romano che la città ebbe il suo massimo splendore: infatti venne cinta da mura e divenne un piccolo borgo dedito soprattutto ai prodotti che offriva la terra. Intorno alla città fortificata si svilupparono numerose fattorie che, con il passare del tempo, formarono piccoli borghi: questa zona viene ricordata come Ager Stabiano e comprendeva alcune zone che attualmente sono inglobate nei comuni di Gragnano, Casola di Napoli, Santa Maria la Carità e Sant’Antonio Abate, ma anche alcune zone della stessa Castellammare di Stabia, come il rione San Marco e Pozzano, che all’epoca veniva chiamata Fogliano, dal nome del dio Foglianum, protettore della natura. Stabiae venne dotata anche del palazzo del ministro e di un tempio dedicato ad Ercole che, secondo la tradizione romana, era il fondatore della città. Durante la seconda guerra punica, così come ricorda Silio Italico, alcuni giovani stabiani presero parte alla spedizione su una nave della flotta di Marco Claudio Marcello. Durante la Guerra sociale Stabiae venne assediata da Lucio Cornelio Silla e soltanto dopo un lungo periodo la città si arrese: in questo frangente non si combatté alcuna battaglia, ma Silla si limitò ad aspettare al di fuori delle mura finché la mancanza di acqua e di cibo portarono gli stabiani alla resa. La città venne completamente rasa al suolo e diventò porto di Nuceria.
Stabiae venne immediatamente ricostruita, ma non più come città fortificata, bensì come luogo di villeggiatura per i ricchi patrizi romani, che costellarono la collina di ville con al proprio interno complessi termali, piscine, palestre e piccoli templi, abbellendole con dipinti che ancora oggi risultano essere tra i più interessanti dell’arte romana. Nel 62 d.C. Stabiae venne devastata da un violento terremoto, che però non compromise la vita della città, tanto che alcuni edifici crollati vennero immediatamente ricostruiti o restaurati.
Il 25 agosto del 79 d.C. un’inaspettata e violenta eruzione del Vesuvio fece scomparire sotto una fitta coltre di cenere, lapilli e pomici, insieme a Pompei ed Ercolano, la città di Stabiae. A causa dei frequenti terremoti che avevano preceduto l’eruzione, molte ville mostravano segni di cedimento o crepe e quindi si trovavano in fase di ristrutturazione: fu questo il motivo per cui a Stabiae ci fu un numero limitato di vittime. Tra le vittime illustri fu anche Plinio il Vecchio, che giunto a Stabiae per osservare più da vicino l’eruzione, morì molto probabilmente avvelenato dai gas tossici sulla spiaggia. Dopo la distruzione di Stabiae a opera del Vesuvio, alcuni abitanti del luogo scampati all’eruzione, tornarono alle loro vecchie abitazioni, ormai distrutte, per recuperare oggetti e denaro: furono questi che costituirono un villaggio lungo la costa, la quale grazie all’eruzione era diventata molto più protesa nel mare rispetto al passato. Questo nuovo villaggio, che viveva soprattutto di pesca e agricoltura, entrò a far parte del Ducato di Sorrento: furono proprio i Sorrentini che costruirono un castello sulla collina nei pressi di Pozzano, per difendere il ducato dalle incursioni barbariche. In questo periodo, intorno all’anno 1000, precisamente nel 1086, si ritrova per la prima volta in un documento il nome del villaggio, ossia Castrum ad Mare, molto probabilmente derivante dal fatto che il castello si trovasse nei pressi a picco sul mare. Durante il Medioevo Castellammare di Stabia passa sotto gli Svevi, e successivamente sotto il controllo degli Aragonesi, che, oltre all’ingrandimento del porto e alla costruzione di possenti mura di cinta, portarono a compimento la costruzione di un palazzo reale sulla collina di Quisisana, utilizzato dai reali per i loro soggiorni nel periodo estivo. L’importanza del palazzo era tale che Giovanni Boccaccio ne fa l’ambientazione per una novella del Decameron, precisamente la sesta del decimo giorno.

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